Questa la Prefazione del critico d'arte Giorgio Grasso che presenterà la mostra.
In uno scenario mediatico che irrompe ormai in ogni campo della vita,
colmando l’immaginario collettivo con spazi e forme sempre più sofisticate,
la ricerca artistica di Barbara Vistarini si dibatte
nutrendosi di tutto quel turbine di informazioni, divenendo poi un filo tenace che le lega l’una all’altra. Barbara è un’artista multimediale italiana, romana di nascita e bresciana di adozione, che fa della propria storia un archivio di possibilità proiettate verso la contemporaneità più reale e concreta, fatta di spazi ibridi e caotici, componenti dello scenario italiano nel quale dibattono prontamente il gusto estetico antico e la raffinatezza per il “concetto” contemporaneo. Questo è il contesto in cui le opere di Barbara prendono vita sviluppandosi in una molteplicità di linguaggi che sconfinano verso più discipline, dalla fotografia alla performance, dalla manipolazione
nutrendosi di tutto quel turbine di informazioni, divenendo poi un filo tenace che le lega l’una all’altra. Barbara è un’artista multimediale italiana, romana di nascita e bresciana di adozione, che fa della propria storia un archivio di possibilità proiettate verso la contemporaneità più reale e concreta, fatta di spazi ibridi e caotici, componenti dello scenario italiano nel quale dibattono prontamente il gusto estetico antico e la raffinatezza per il “concetto” contemporaneo. Questo è il contesto in cui le opere di Barbara prendono vita sviluppandosi in una molteplicità di linguaggi che sconfinano verso più discipline, dalla fotografia alla performance, dalla manipolazione
digitale di immagini alla videoarte ... ed è per questa peculiarità che l’artista viene definita “multimediale”, una caratteristica forte in Barbara e in tutta la sua ricerca, che s’impone d’instaurare una dialettica di scambio tra vari ambiti, volta alla creazione di qualcosa di nuovo, di spazi multisensoriali in costante evoluzione.
L'installazione “Disfashion” di Barbara Vistarini alla
Fondazione Arsenale d' Iseo.
Il lavoro in mostra e' composto da una
sequenza di opere che
girano attorno al tema della
de-mitizzazione della moda.
Il quartier generale
dell'artista e' a Brescia,dove sviluppa gran parte dei suoi lavori in Italia
e all'estero. Alla
Fondazione l’Arsenale di Iseo, a apartire dal 6 maggio 2016 e per la durata
di due settimane,
l’aspetta una sfida tutta internazionale,tanto attesa nello sviluppo di un
intervento di Land Art,
promosso sul territorio e creato dall’artista Christo. La sua ricerca nel
mondo del fashion
system, presente nel lavoro in mostra, non e' mai assolutizzata viceversa
continuamente “
ibridata” attraverso la connessione con discipline diverse. Il fashion
viene esplorato
dall’artista per la sua capacita di “fare e disfare in continuazione le regole,
stagione dopo
stagione” e considerato come metafora di un’epoca contrassegnata da un
acondizione di forte
decadenza.
Nonostante il suo
“debole per il passato”lei stessa afferma di essere “sensibile al futuro” e
si mette in gioco
oggi, con un leggero piglio provocatorio, partendo dall’effimero mondo
della moda, con un
progetto sul “mondo che verra”.
Iseo
Fondazione l’Arsenale
6
maggio - 20 maggio
inaugurazione
6 maggio ore 18.00
Vicolo
Malinconia, 2 25049 Iseo (Bs)
info@arsenaleiseo.it::www.arsenaleiseo.it
+39
030 981011
Comune di Iseo
con la collaborazione di:
con il patrocinio di:
con il sostegno di:
Iseo
Fondazione
l’Arsenale
6 maggio -
20 maggio
inaugurazione
6 maggio ore 18.00
Vicolo
Malinconia, 2 25049 Iseo (Bs)
info@arsenaleiseo.it::www.arsenaleiseo.it
+39 030
981011
Note
sulla biografia artistica tratte da una conversazione con Janina Dalhmanns.
“Porto
con me al nord dalla capitale un idea di Bellezza che è fatta di attravesamenti
e una visione fortemente
tridimensionale
dei canoni estetici. Ho coltivato le mie idee sull’arte all’interno di spazi
architettonici e artistici
infiniti“.
Barbara è nata a Roma e a 23 anni approda a Brescia già forte di un suo
bagaglio culturale ed emozionale
che
le consente di intravedere nel “microcosmo bresciano solido ed efficiente“ come
lei stessa sottolinea, “uno
spazio
privilegiato in cui fare ordine“. Nel tempo tutto ciò ha assunto una
connotazione particolarmente originale
e
personale dando vita ad una “visione di ordine in cui culture, uomini, icone,
riti possano convivere uno accanto
all’altro
e che possano contaminarsi liberamente, dando vita a nuove localizzazioni e
convergenze. Nuovi mondi“.
Centrale
nella ricerca artistica di Barbara è la questione temporale indagata ed esposta
attraverso diversi mezzi
e
nelle sue differenti caratteristiche. Il suo campo di ricerca si muove su
fronti diversi realizzando, dal 2000 in italia
e
all’estero, delle installazioni che combinano elementi video, sonori,
fotografici e nuove tecniche di elaborazione
digitale,
oltre a workshop d’artista in collaborazione con prestigiose accademie. Barbara
fa spesso riferimento alle
due
polarità su cui si svolge il suo lavoro come indice della sua riconoscibilità
artistica, della sua cifra stilistica:
un
lavoro concettuale sulla memoria che si confronta con una pratica artistica
svolta sul versante performativo,
modalità
che si fanno strada con forza nel tempo e trovano le proprie radici nel dna
culturale e famigliare dell’artista,
nonchè
nel suo vissuto personale nel campo della moda. “Non provengo dal versante
creativo del prodotto
moda
bensì da quello performativo teatrale, che riguarda il linguaggio del corpo e
degli scenari. Sono stata diretta
da
Ken Russel in una rivoluzionaria regia teatrale della Boheme, indossando
costumi di scena creati dalle sorelle
Fendi.
Un inprinting forte per il mio lavoro attuale“. Appare allora con forza in
lavori come “Cronaca di un presagio”
2006,
“Betweenthelegs” 2010 “ Breraten” 2015, la convinzione che il corpo
dell’artista sia il linguaggio stesso del
lavoro.
La sua particolare attenzione alla processualità del fare artistico e alle fasi
preparatorie poggia sull’idea di
corpo
come laboratorio. “Lavorare con il corpo femminile non è sempre facile,
sopratutto se è il proprio corpo. A
volte
può essere frustrante ma credo di non avere scelta. Questa pratica del fare
arte mi è entrata sotto pelle“. In
opere
quali ad esempio “Bye Bye Barbie“ 2008 e “Io ho solo occhi per te“ 2013, il
tempo viene ad assumere
sempre
più attribuzioni soggettive, precarie ed ambigue talvolta, attraverso un
“lavoro di scavo semantico“, precisa
l’artista,
all’interno dell’immagine che le consente di imprimere un valore nuovo e
assouto alla storia. La sua
ricerca
artistica nel mondo del fashion system, presente anche nel lavoro in mostra,
non è mai assolutizzata
viceversa
continuamente “ibridata” attraverso la connesione con discipline sempre
diverse.
Il
fashion viene esplorato dall’artista per la sua capacità di “fare e disfare in
continuazione le regole, stagione dopo
stagione”
e considerato come metafora di un’epoca contrassegnata da una condizione di
forte decadenza.
Attraverso
la creazione di workshop d’artista e la collaborazione con diverse accademie,
Barbara porta avanti
un’idea
di ricerca in progress sulle nuove tecniche e procedure dell’arte
contemporanea. Nel 2003 viene invitata
dall’Accademia
Albertina di Torino a tenere degli incontri sul tema del “Mito e videoarte“ e
collabora con l’Accademia
di
Brera a Milano in vari progetti a partire dall’anno accademico 2005-2006,
riprendendo alcune delle linee
di
ricerca estetica portate avanti nei due anni di insegnamento, 2002-2004, alla
Libera Accademia di Belle Arti
Laba
di Brescia. Nonostante il suo “debole per il passato”, mi racconta Barbara
accennando un sorriso, lei stessa
afferma
di essere “sensibile al futuro“ e si mette in gioco oggi, con un leggero piglio
provocatorio, partendo
dall’effimero
mondo della moda, con un progetto sul “mondo che verrà“.
Barbara e Janina marzo
2016__
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